di Pier Paolo Maccarrone

Premessa
Numerosi studi in ambito neuroscientifico ed educativo hanno evidenziato come la pratica musicale favorisca lo sviluppo di abilità cognitive, emotive e sociali nei soggetti con disturbo dello spettro autistico (DSA). La musica, in quanto linguaggio non verbale, consente di instaurare forme di comunicazione significative e spontanee, promuovendo l’integrazione sensoriale e la regolazione emotiva.
Finalità
Il progetto mira a utilizzare lo studio del pianoforte come strumento educativo e riabilitativo per favorire:
la comunicazione non verbale e la capacità di interazione sociale;
la concentrazione e la gestione dell’attenzione sostenuta;
la coordinazione motoria fine e la consapevolezza corporea;
l’autoregolazione emotiva e il senso di autoefficacia;
la strutturazione di routine positive e prevedibili.

Fondamenti teorici
Il pianoforte, per le sue caratteristiche strutturali e percettive, rappresenta uno strumento particolarmente idoneo per l’intervento con soggetti autistici.
Strutturazione spaziale e prevedibilità: la tastiera, organizzata in modo lineare e regolare, facilita l’orientamento visuo-motorio e riduce l’ansia da imprevedibilità, comune nei soggetti con DSA.
Feedback immediato e rinforzo positivo: la relazione diretta tra gesto e suono rinforza la percezione di causalità e favorisce l’autostima.
Coinvolgimento multisensoriale: l’attività musicale integra stimoli uditivi, visivi e tattili, migliorando la capacità di integrazione sensoriale.
Attivazione neurocognitiva: la pratica strumentale coinvolge le aree corticali deputate alla pianificazione motoria, alla memoria e all’elaborazione simbolica, con benefici osservabili nella generalizzazione delle competenze cognitive.
Metodologia
L’intervento prevede lezioni individuali o a piccolo gruppo, della durata di 30–45 minuti, con frequenza settimanale. Le attività saranno strutturate secondo un approccio multimodale e graduale, basato su:
– imitazione di brevi sequenze melodiche e ritmiche;
– esplorazione libera del suono e del movimento sulla tastiera;
– utilizzo del gioco musicale come mediazione relazionale;
– progressiva introduzione di simboli grafici e notazione semplificata;
– momenti di esecuzione condivisa (a quattro mani o in piccolo ensemble).
Obiettivi operativi
Gli incontri-lezioni del percorso di integrazione emotiva e di attivazione neurocognitiva si pone come principali obiettivi i seguenti:
– Incrementare la capacità di attenzione sostenuta per almeno 10 minuti consecutivi.
– Migliorare la coordinazione bimanuale e la precisione dei movimenti fini.
– Promuovere la capacità di attesa e turnazione durante le attività musicali.
– Favorire la consapevolezza emotiva attraverso l’ascolto e la produzione musicale.
– Stimolare la partecipazione attiva e la motivazione intrinseca.
Il ruolo del genitore
Sia dal punto di vista pedagogico che neuroeducativo nei percorsi musicali rivolti a bambini o ragazzi con disturbo dello spettro autistico, la presenza attiva del genitore (o di una figura familiare stabile) è un elemento cruciale per la riuscita dell’intervento.
Riflessione tecnico-pedagogica
Nei soggetti con autismo, la generalizzazione delle competenze apprese in contesto scolastico o laboratoriale è spesso complessa: ciò che viene acquisito durante la lezione può non essere spontaneamente trasferito in altri contesti.
La presenza del genitore durante la lezione consente di creare un ponte diretto tra ambiente educativo e ambiente domestico, facilitando la continuità del percorso.
Il genitore diventa così parte attiva del processo educativo, non come semplice osservatore, ma come co-mediatore dell’apprendimento, in grado di:
– comprendere le strategie utilizzate dall’insegnante;
– replicare a casa esercizi e routine con coerenza metodologica;
– sostenere la motivazione del ragazzo, mantenendo un clima sereno e prevedibile;
– favorire la costruzione di una routine quotidiana di pratica, fondamentale per lo sviluppo della competenza musicale e per il consolidamento delle abilità cognitive e motorie.
Dal punto di vista emotivo, la musica vissuta insieme rafforza anche il legame affettivo genitore-figlio, trasformando il momento dello studio in un’occasione condivisa di relazione e piacere.
All’interno del percorso educativo-musicale, la figura del genitore assume la funzione di co-terapeuta e facilitatore della continuità didattica.
Si prevede quindi che il genitore:
– partecipi regolarmente alle lezioni;
– osservi le strategie comunicative e didattiche adottate dall’insegnante;
– supporti l’allievo durante la pratica domestica, assicurando costanza e correttezza esecutiva;
– registri eventuali osservazioni o difficoltà emerse a casa, da condividere periodicamente con l’insegnante per una calibrazione del percorso.
Questa modalità consente di trasformare la lezione settimanale in un punto di partenza, non in un evento isolato, rendendo la musica parte integrante della quotidianità del ragazzo.
L’apprendimento musicale diventa così una routine evolutiva, in cui la ripetizione non è mero esercizio tecnico, ma occasione di crescita cognitiva, affettiva e relazionale.
Valutazione e monitoraggio
La valutazione dei progressi sarà condotta mediante:
– osservazioni sistematiche (checklist comportamentali);
– schede di autovalutazione e diario delle attività;
– documentazione video e audio per l’analisi qualitativa dell’evoluzione motoria, cognitiva e relazionale.
Conclusioni
Lo studio del pianoforte, inserito in un contesto educativo strutturato e mediato da strategie relazionali adeguate, si configura come un efficace strumento di crescita per i ragazzi con disturbo dello spettro autistico. Esso non solo sostiene lo sviluppo delle funzioni cognitive e motorie, ma contribuisce anche al benessere globale della persona, favorendo l’inclusione e la partecipazione attiva nel contesto scolastico e sociale.
